Condomini e parcheggi, la legge non tutela i condòmini

Nei condomini dovrebbe esserci anche l’area parcheggio per i condòmini. Dovrebbe, perché in realtà, in molti casi, scegliere di abitare in condominio significa fare quotidianamente i conti con il trovare il parcheggio per la propria auto.

Ciò nonostante una legge, risalente al 1967, che prescrive, ma non obbliga (il riferimento giuridico è quello della normativa urbanistica, dettata dall’art. 41 sexies della legge n. 1150 del 1942, introdotto dall’art. 18 della legge n. 765 del 1967), per i fabbricati di nuova costruzione, la destinazione obbligatoria di appositi spazi a parcheggi in misura proporzionale alla cubatura totale dell’edificio, determinando, mediante tale vincolo di carattere pubblicistico, un diritto reale d’uso sugli spazi predetti a favore di tutti i condòmini dell’edificio, senza imporre all’originario costruttore alcun obbligo di cessione in proprietà degli spazi in questione. Così come confermato recentemente dalla Suprema Corte, pertanto, ove manchi un’espressa riserva di proprietà o sia stato omesso qualsiasi riferimento, al riguardo, nei singoli atti di trasferimento delle unità immobiliari, le aree in questione, globalmente considerate, devono essere ritenute parti comuni dell’edificio condominiale, con conseguente legittimazione dell’amministratore di condominio ad esperire, riguardo ad esse, le azioni contro i singoli condòmini o contro terzi dirette ad ottenere il ripristino dei luoghi e il risarcimento dei danni, giacché rientranti nel novero degli atti conservativi, al cui compimento l’amministratore è autonomamente legittimato.

Quindi, anche se l'edificio ha uno spazio a servizio, senza espressa indicazione del proprietario, i residenti non possono decidere di destinarlo al parcheggio delle auto.