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Tutti i luoghi hanno una loro personalità

Il compito dell' architetto e del paesaggista è quello di rispettare l'anima del luogo in cui si va ad intervenire

Fonte immagine: pixabay
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A parlare di identità personale si pensa subito a quelle caratteristiche che, in termini sociologici ed antropologici, rendono un individuo unico ed inconfondibile, con l'insieme delle sue peculiarità, l'atteggiamento, le sue capacità, i suoi punti di forza e di debolezza. In Architettura e più strettamente in Paesaggistica invece, questi aspetti legati alla identità del territorio, prendono il nome di genius loci, ciò che anima uno luogo, il suo carattere, proprio come quello di una persona.

A parlare di identità personale si pensa subito a quelle caratteristiche che, in termini sociologici ed antropologici, rendono un individuo unico ed inconfondibile, con l'insieme delle sue peculiarità, l'atteggiamento, le sue capacità, i suoi punti di forza e di debolezza.

In Architettura e più strettamente in Paesaggistica invece, questi aspetti legati alla identità del territorio, prendono il nome di genius loci, ciò che anima uno luogo, il suo carattere, proprio come quello di una persona.

Con il termine genius loci, che tradotto contestualmente dal latino significa: “spiritello (genius) del luogo (loci) “, si fa riferimento alle religioni del mondo antico che associavano ai luoghi e ai paesaggi naturali, la presenza di una divinità minore che ne costituiva il nume tutelare.

Vediamo come il concetto identitario ha un enorme valore, nell'uomo cosi come nell'area naturale che abita. E se per capire bene una persona dobbiamo arrivare ad una conoscenza approfondita, allo stesso modo per comprendere un paesaggio bisogna avere un buon occhio e conoscere un po' della sua storia.

Chi viaggia spesso è enormemente facilitato in questo.

La nascita del turismo, circa quattro secoli fa, ha segnato l'inizio di una nuova e più vicina relazione fra le persone ed il paesaggio, ed è stato proprio il viaggiatore solitario poco informato che, andando all'avventura, senza sapere il perché, ha aperto la ricerca ad un nuovo tipo di piacere e di cultura.

Michel de Montaigne (filosofo e viaggiatore-1533-1592) fu forse uno dei primi a speculare sul perché la gente iniziasse a sentire il bisogno di lasciare casa per vedere monumenti famosi e città antiche, esplorare regioni remote e osservare altri costumi.

Il motivo per intraprendere un viaggio era cambiato, non era più mosso dall'incentivo religioso che aveva ispirato lunghi e difficili pellegrinaggi e non c'era più la ricerca di nuovi mercati o nuovi prodotti da parte del mercante; era qualcosa di diverso.

Era il desiderio di descrivere il temperamento delle nazioni e il loro modo di vita.

Significava conoscere le creazioni dell'uomo, le sue istituzioni, l'arte, l'architettura e qualcosa a proposito del passato. Così i primi turisti, arrivando in una città completamente sconosciuta, partecipavano a nuove cerimonie ed ogni scena, ogni incontro, ogni paesaggio insegnava loro qualcosa.

Quando Montaigne parlava del mondo “quale specchio dove possiamo rifletterci al fine di conoscere noi stessi”, egli voleva intendere in modo molto preciso che l'aspetto della terra, il paesaggio era simile alle sembianze del volto dell'uomo che lo abitava. Ed è per questo motivo che il compito dell' architetto e del paesaggista è quello di rispettare l'Anima del luogo in cui si va ad intervenire, cercando di far sopravvivere il suo genius loci alle diverse modifiche dovute ai vari assetti funzionali.

Solo così conferirà un carattere indelebile al paesaggio, regalando al futuro turista la possibilità di catturare ancora quei piaceri sensuali e registrarli, attribuendo ad ogni scenario una dimensione emozionale diversa, che ne fa propria l'identità del luogo. 

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