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La disposizione interna rispecchia il nostro stile di vita

Ecco i tre schemi che hanno influenzato il modo di intendere la casa

Fonte immagine: Robyn Stewart
  • camera soggiorno

Quando un progettista si accinge a dividere architettonicamente lo spazio interno della nostra casa risente dell’evoluzione del comportamento sociale e dei costumi e delle abitudini che cambiano con il mutare della società. Dunque la disposizione degli spazi rispecchia lo stile di vita di chi quegli spazi li abiterà, con le proprie necessità e caratteristiche di vita quotidiana.

Quando un progettista si accinge a dividere architettonicamente lo spazio interno della nostra casa risente dell’evoluzione del comportamento sociale e dei costumi e delle abitudini che cambiano con il mutare della società. Dunque la disposizione degli spazi rispecchia lo stile di vita di chi quegli spazi li abiterà, con le proprie necessità e caratteristiche di vita quotidiana.

Non a caso gli architetti e gli interior designer ‘cuciono’ addosso ai committenti i loro progetti, tenendo conto della loro posizione sociale e del tipo di vita che queste persone conducono, sia dal punto familiare che sociale. Dunque i paradigmi del lusso e del comfort cambiano con il cambiare della società, perché se è vero che la struttura architettonica dello spazio e la sua distribuzione d’uso sono influenzate dal momento storico e sociale, è altrettanto assodato che incidano in modo considerevole sull’equilibrio psicologico di chi li abita.

Già George Simmel e Le Courbusier scrivevano e documentavano quanto gli agglomerati urbani riempiti con blocchi abitativi standardizzati e asettici portassero rovinose conseguenze sullo sviluppo delle singole personalità, favorendo l’insorgere di contesti sociali degradati ed emarginati, dove l’io si appiattisce e scompare nell’omologazione, sia degli spazi sia delle identità.

Ma restiamo in tema. Dicevamo l’architettura cambia con il cambiare delle abitudini sociali. È all’inizio del XVIII secolo che gli architetti si posero il problema della distribuzione logica dello spazio, quando si fece strada il principio che lo spazio interno di un edificio può anche non seguire l’andamento della facciata esterna. Poi, in epoca moderna, le case hanno iniziato ad essere concepite in modo sempre più logico, secondo uno schema di ripartizione funzionale, scientificamente studiato. Oggi, il progettista bada che ogni stanza sia ben orientata e aerata, con un’appropriata luminosità, che sia gestibile e sostenibile il suo sistema di condizionamento termico, fa i conti con metrature sicuramente molto più ridotte del recente passato, in cui far quadrare tutti gli spazi per recuperare spazio da destinare ad ambienti di vita fondamentali per le esigenze di oggi. In passato infatti la disposizione e la distribuzione delle stanze era sostanzialmente soggettiva e alquanto arbitraria, in virtù appunto degli spazi ampi di cui più o meno tutti disponevano. Le dimensioni sempre più contenute delle abitazioni attuali impongono invece la necessità di dare ad ogni attività svolta in casa la propria zona specifica attraverso la divisione interna. Da questo punto di vista possiamo schematizzare delle tipologie.

Schema indifferenziato - Se guardiamo alla casa dei nostri nonni e dei nostri bisnonni, per non andare troppo in là nel tempo, non essendoci generalmente come abbiamo già detto, problemi di spazio, possiamo ricordare quanto le stanze fossero sostanzialmente intercambiabili nell’utilizzo, e la caratterizzazione era data unicamente dal mobilio, cui era affidato il compito di indicare le differenti attività che erano destinate ad ospitare. Così succedeva che cambiando il proprietario della casa, quella che prima era una camera da letto, diventasse poi il soggiorno o magari la sala da pranzo senza spostare neanche un tramezzo. Tale mentalità con il tempo è cambiata grazie alla visione sempre più progettuale delle abitazioni, in base alla quale ogni ambiente viene preventivamente pensato e studiato in ogni sua componente, dall’arredo alle murature, finalizzato all’uso, fino a giungere al giorno d’oggi, che vedono gli architetti nuovamente impegnati a studiare soluzioni che lascino a chi vi abita una certa libertà di modificare la disposizione.

Schema rigido – Attualmente è ancora il paradigma più diffuso, sebbene come detto ci sia la tendenza a conservare dei margini arbitrari a favore delle preferenze dei diversi possibili proprietari. A questa corrente appartengono infatti tutte quelle abitazioni che rispondono all’esigenza di trovare un punto di equilibrio tra l’aspetto di sfruttare al massimo ogni spazio e il comfort, così come era qualche decennio fa. In queste case quindi troviamo appena entrati il cosiddetto disimpegno, che separa gli accessi di soggiorno, cucina e poi della zona notte. Molto diffuso dagli anni ’50 fino agli ’80, questo modello di appartamento se garantiva da un lato la massima privacy (concetto legato alla tutela dell’intimità, quindi di recente considerazione) era però dall’altro molto condizionante, tanto da risultare inaccettabile per chi, negli anni immediatamente seguenti, desiderava eliminare quelle nette separazioni per ottenere un’utilizzazione più funzionale e razionale dello spazio.

Schema aperto - Le case di nuovissima concezione hanno definitivamente eliminato l’ingresso (o disimpegno) che prima, come abbiamo visto, fungeva da snodo per le tre zone ben distinte: zona notte (guardaroba, camere e bagno), zona giorno (pranzo, soggiorno e cucina), e al contrario troviamo i cosiddetti open space, stanze d’ingresso uniche che racchiudono in sé soggiorno, salotto e spesso anche la cucina. Se questa disposizione ha il pregio di sfruttare tutto lo spazio disponibile, ha però di contro il totale annullamento della riservatezza e della privacy, a discapito quindi anche dell’autonomia dei singoli conviventi nel vivere e nell’utilizzare un proprio preciso ambiente, sebbene sia sempre evidente un tentativo formale di salvaguardare l’indipendenza delle stanze. Capita che per ottimizzare lo spazio, il soggiorno dia accesso alla cucina e alla camera da letto, che a sua volta dà nel bagno. Se questa soluzione può rispondere dignitosamente alle esigenze di una coppia o di un single, è però poco confortevole per una famiglia con figli. Il soggiorno come centro della casa favorisce la coesistenza armoniosa dei vari membri del nucleo abitativo, mettendo in relazione (anche solo per esigenze di passaggio e attraversamento), i ragazzi e gli adulti, in un certo senso obbligati a convivere negli angoli riservati alla conversazione, alla TV o alla lettura, diventando effettivamente il luogo d’incontro di tutta la famiglia.

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