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La cromoterapia, come una fonte luminosa influenza la nostra psiche

Coloriamo gli ambienti degli edifici per combattere ansia e depressione

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  • Foto di Susan B da Pixabay

Quando nel 1903 fu assegnato il premio Nobel a Niels Filsen per i suoi studi di nel campo della fototerapia, la cromoterapia, disciplina olistica che tende a ridare equilibrio all’uomo attraverso l’energia emanata dalle cellule dei colori, si sono aperti scenari scientifici per studiare gli effetti terapeutici di quella che fino ad allora era stata considerata quasi una suggestione.

Quando nel 1903 fu assegnato il premio Nobel a Niels Filsen per i suoi studi di nel campo della fototerapia, la cromoterapia, disciplina olistica che tende a ridare equilibrio all’uomo attraverso l’energia emanata dalle cellule dei colori, si sono aperti scenari scientifici per studiare gli effetti terapeutici di quella che fino ad allora era stata considerata quasi una suggestione.

Infatti, a storia della cromoterapia si colora per l’appunto di diverse sfumature a seconda del periodo storico. Antichissima nelle sue origini, si parla addirittura di millenni, la cromoterapia subisce con il Cristianesimo una relegazione al pari delle pratiche ritenute occulte, e viene sostanzialmente trattata come un’eresia  per molti secoli.

Ad incidere su questa visione, il suo legame con l’ayurveda, la fototerapia e la cromopuntura, anch’essa di origini millenarie e basata sulle conoscenze dell’agopuntura cinese, dalla quale si differenzia sostanzialmente per l’utilizzo di fonti luminose proiettate su specifici recettori cutanei al fine di stimolare dei processi reattivi sul sistema nervoso ed endocrino, anziché l’uso degli aghi.

La cromoterapia invece, pur essendo una disciplina alternativa alla medicina tradizionale, trova il suo fondamento nella convinzione che i colori possano influenzare la mente ed il corpo grazie alle vibrazioni cromatiche, ristabilendo un equilibrio complessivo grazie all’assorbimento da parte del soggetto delle onde elettromagnetiche rilasciate dalla composizione chimica dei singoli colori, che infatti presentano una diversa frequenza oscillatoria tra loro, capace di stimolare la risonanza vibratoria degli atomi cellulari.  

Così solo dal secolo scorso che la cromoterapia ha riacquistato un certo spazio tra le possibilità offerte dalla medicina alternativa pur non trovando mai, va detto, una piena attendibilità scientifica. Ma non avendo noi bisogno di addentrarci nella efficacia medico-curativa, possiamo tranquillamente avvalerci del beneficio reale che la cromoterapia dona al nostro umore. Partiamo dalla certezza, questa sì scientifica, che una fonte luminosa influenza, soprattutto per certi soggetti, quantomeno lo stato d’animo, e da qui ampliamo il concetto ai colori, che sappiamo essere composti da parti variabili di luminosità.

Così come, dunque, la luce incide anche sulla nostra vita quotidiana governando l’alterarsi del ritmo veglia-sonno, anche i colori esercitano diversi condizionamenti, in virtù di un’azione che i cromoterapeuti spiegano come vasodilatatoria atta ad aumentare la produzione di globuli rossi, bianchi ed enzimi, capace di stimolare il sistema immunitario e il trasporto di ossigeno nel sangue, fortificare i tessuti ed ampliando così la coscienza.

Purtroppo non essendoci una dimostrazione documentata di tali effetti, la comunità scientifica ovviamente non dà attendibilità a tale teoria. Ciononostante, la cromoterapia può essere abbracciata o, quantomeno, utilizzata a bisogno, da chi voglia preservare il proprio equilibrio psico-fisico associando l’azione della luce a pratiche terapeutiche già in essere, perché resta comunque vera l’efficacia dell’applicazione mirata dei colori e della luce alla stimolazione dei processi naturali di rilassamento e di ricarica energetica. Ad esempio, per placare l’ansia o la depressione, si consiglia un ambiente colorato di verde, blu e giallo e verde.

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