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Le ditte che installano impianti alimentati da Fonti Energetiche Rinnovabili saranno classificate

Un emendamento approvato nei giorni scorsi introduce la qualificazione delle imprese riscontrabile con visura catastale

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Un memendamento approvato nei giorni scorsi dal Parlamento Italiano, mosso dalla CNA, renderà obbligatoria la registrazione e la qualificazione di soggetti che installano impianti FER.

Per quanto l’utilizzo e l’installazione di impianti elettrici alimentati da fonti energetiche rinnovabili rappresenti l’avanguardia della tecnologia energetica attualmente disponibile, il Consiglio Nazionale degli Artigiani e delle Piccole e Medie Imprese ha chiesto e ottenuto dal Governo una normativa che permetta di classificare le ditte del settore.

Si tratta della conclusione felice di una lunga battaglia condotta dalla CNA per ottenere l’inserimento nella visura camerale della qualificazione delle imprese che installano impianti alimentati da energie rinnovabili (Fer).

Un vulnus finalmente sanato grazie all’emendamento richiesto dalla CNA (e presentato, tra gli altri, dagli onorevoli Sara Moretto e Marco di Maio) approvato il 19 luglio 2021 nelle commissioni riunite Affari costituzionali e Ambiente della Camera.

L’articolo 15 del Decreto legislativo 28/2011 ha introdotto un sistema di qualificazione degli installatori di impianti Fer che prevede il mantenimento della qualificazione ottenuta mediante la frequenza obbligatoria di 16 ore di formazione ogni 3 anni.

Questo decreto, però, non conteneva alcun riferimento all’obbligo, da parte delle Camere di commercio, di inserire nella visura camerale delle imprese la qualificazione ottenuta e l’assolvimento dell’obbligo di aggiornamento necessario per mantenerla.

Tale carenza ha creato nel tempo gravi problemi alle imprese che, dopo aver portato a compimento il percorso formativo di aggiornamento, non avevano la possibilità di dimostrare né l’avvenuta qualificazione né lo svolgimento del percorso di aggiornamento necessario per mantenerla. Venivano equiparate, in pratica, le imprese che avevano adempiuto regolarmente ad un obbligo di legge e quelle che non avevano compiuto alcun percorso di qualificazione con una evidente discriminazione, e conseguente concorrenza sleale, nei confronti delle imprese virtuose. Ingiustizie alle quali ha permesso di porre fine l’impegno della CNA. 

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