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Goletta Verde denuncia l'abusivismo sui centri costieri

Partita la campagna di Legambiente per contrastare il fenomeno del cemento abusivo

Fonte immagine: pixabay
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Partita la campagna di Legambiente per contrastare il fenomeno del cemento abusivo con Goletta Verde:  le ordinanze di demolizione degli immobili abusivi eseguite raggiungono appena il 24,3% nei Comuni costieri.

Goletta Verde e dei Laghi tornano a solcare le acque italiane per monitorarne lo stato di salute. I dati del dossier Mare Monstrum: nel 2020 lieve flessione degli illeciti a danno di coste e mari, ma la pressione delle aggressioni criminali resta elevata.

Il cemento abusivo spadroneggia e la pesca fuorilegge dilaga. Diminuiscono i reati legati al ciclo dei rifiuti e all’inquinamento.

In difesa di mari, laghi e coste, sono salpate il 3 luglio le due storiche campagne di Legambiente: dalla mancata depurazione al monitoraggio delle microplastiche, volontari protagonisti dei campionamenti delle acque in una delle più grandi operazioni di citizen science mai messe in campo. Intanto nel 2020 sono 22.248 gli illeciti accertati, 2,5 ogni ora: la maggiore concentrazione tra Campania, Sicilia, Puglia, Lazio e Calabria. Le proposte di Legambiente, dagli investimenti sulla depurazione e il sistema dei controlli a norme più severe contro la pesca illegale. Appello al governo perché risolva il “pasticcio” sui poteri sostitutivi dei Prefetti quando le ordinanze di demolizione degli immobili abusivi non vengono eseguite dai Comuni.

La pandemia non ferma l’assalto alle coste e ai mari italiani, ancora una volta preda di chi pretende di accaparrarsene “un pezzo” a proprio uso e consumo, incurante delle leggi, della tutela di ambiente e biodiversità e di un patrimonio comune che deve essere adeguatamente difeso nella sua integrità e bellezza. Sebbene lo scorso anno, quello cruciale della pandemia, abbia fatto registrare una leggera flessione (-5,8% rispetto al 2019) nel numero complessivo di illeciti ai danni del patrimonio marino e costiero, il cemento abusivo continua a spadroneggiare.

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In cima classifica del mare illegale 2020, troviamo infatti il ciclo del cemento, rimasto su valori assoluti altissimi (il 42,9% dei reati accertati). Migliori notizie sul fronte degli illeciti legati al ciclo dei rifiuti e all’inquinamento marino, diminuiti dell’11,6% per l’impatto del lungo periodo di lockdown sulle attività economiche, anche se i quasi 7 mila reati accertati nel settore, più di 19 al giorno, pesano sul totale nazionale per il 31%. Balzo in avanti per la pesca di frodo (il 23,3% dei reati accertati) che ha cercato di “approfittare” della pandemia, come dimostra il numero impressionante di sequestri effettuati: 3.414 contro i 547 del 2019, dagli attrezzi usati illegalmente in mare alle tonnellate di prodotti ittici requisiti. Cresce, in generale, il numero di persone arrestate e denunciate per aggressioni alle coste e ai mari italiani, 24.797 (+24% rispetto al 2019), e quello dei sequestri che hanno toccato quota 8.044 (+9,9%) per un valore di 826 milioni di euro.

Tra le regioni dove si concentra il maggior numero di reati, al primo posto troviamo la Campania (con 4.206 illeciti, il 18,9% di quelli registrati a livello nazionale), seguita da Sicilia, Puglia, Lazio e Calabria. Alla Campania, “raggiunta” questa volta dal Molise, spetta anche il poco ragguardevole primato nell’incidenza di illeciti per chilometri di costa: 9 i reati accertati per ogni km in entrambe le regioni (tre volte la media nazionale), seguite da Basilicata e Abruzzo.

Il segno meno davanti alla percentuale dei reati accertati nel 2020 non incide, tuttavia, in modo significativo sul trend negativo delle illegalità perpetrate ai danni di mare e coste, sottolinea Legambiente: dal 1999 al 2020, infatti, si sono registrati 378.068 illeciti, di cui 206.532 nelle sole quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa, Campania, Puglia, Sicilia e Calabria, dove si è concentrato il 54,6% del totale nazionale. Un’incidenza che lo scorso anno è cresciuta, arrivando al 55,3% dei reati.

Un capitolo spinoso, anche per il 2020, è rappresentato dalle storie d’ordinario abusivismo edilizio, come evidenzia un altro dato inedito elaborato da Legambiente: quello sulle ordinanze di demolizione degli immobili abusivi eseguite che raggiungono appena il 24,3% nei Comuni costieri. Uno stallo che perdura ormai da troppi decenni, di fronte al quale l’associazione chiede a gran voce che della demolizione dell’abusivismo storico si occupi direttamente lo Stato, nella figura dei prefetti.

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