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1° maggio: il lavoro è cambiato, servono nuovi diritti

La vera sfida del lavoro oggi è quella che deve vederci tutti impegnati a combattere la precarietà,

Fonte immagine: pixabay
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“Anche il primo maggio ci saranno tante persone che lavoreranno o perché obbligate a farlo o perché oggi la scomposizione dei tempi e degli spazi del lavoro è tale che impone la necessità di pensare a nuovi diritti e nuove tutele, a vantaggio soprattutto dei più giovani”. Lo dichiara, in una nota, Rosa Maria Di Giorgi, ex vicepresidente del Senato e candidata alle elezioni europee per ItaliaViva nel collegio Italia Centro.

Giovani, lavoro e nuovi diritti. Il tema è sempre più aperto sul 1° maggio, soprattutto quando alle porte c'è la tornata elettorale delle europee. “Anche il primo maggio ci saranno tante persone che lavoreranno o perché obbligate a farlo o perché oggi la scomposizione dei tempi e degli spazi del lavoro è tale che impone la necessità di pensare a nuovi diritti e nuove tutele, a vantaggio soprattutto dei più giovani”. Lo dichiara, in una nota, Rosa Maria Di Giorgi, ex vicepresidente del Senato e candidata alle elezioni europee per ItaliaViva nel collegio Italia Centro.

La sfida del lavoro oggi è quella che deve vederci tutti impegnati a combattere la precarietà, il lavoro povero, quello degradante, per farlo tornare a essere quello che la nostra Costituzione prevede: uno strumento di liberazione e di affermazione della dignità umana”, prosegue Di Giorgi.

“Dobbiamo immaginare un nuovo welfare per una generazione di lavoratori che ha esigenze e condizioni occupazionali del tutto differenti rispetto al passato. E’ questa la sfida che abbiamo di fronte. Il jobs act era stata una prima risposta. Dobbiamo ripartire da questi principi dando dignità e sicurezze a chi oggi non ne ha: penso alle partite Iva, ai lavoratori a progetto, ai contratti a termine che rappresentano oramai la maggior parte dei nuovi avviamenti al lavoro, soprattutto nelle fasce più giovani della popolazione - aggiunge Di Giorgi - In un Paese in cui, come le cronache ci raccontano, la piaga del caporalato è tutt’altro che debellata, in cui dobbiamo contare ancora mille morti all’anno sul lavoro, dobbiamo difendere i diritti che le generazioni precedenti hanno conquistato ma soprattutto immaginarne di nuovi che possano dare risposte al mutamento delle condizioni oggettive e soggettive dei lavoratori”.

“Servono politiche innovative per affrontare le enormi sfide occupazionali che incontrano, ogni giorno, i giovani”. Lo afferma la presidente del Consiglio nazionale dei giovani, Maria Cristina Pisani, in occasione della Giornata dei Lavoratori.

Ancora oggi il tasso di occupazione giovanile si attesta al 45%, nettamente inferiore al 61,5% registrato tra la popolazione generale. Questa situazione -continua Pisani- come emerge dalle nostre indagini, è aggravata dalla prevalenza di contratti precari. In Italia, i giovani lavoratori infatti vivono una situazione di diffusa discontinuità lavorativa: il 40,9% degli under 35 ha infatti un contratto precario contro il 59,1% con contratto stabile. I lavoratori stabili scendono al 42,3% del totale nella fascia 15-24 anni, per attestarsi al 67% in quella successiva (25-34 anni). Il tema del lavoro stabile è infatti prioritario per le giovani generazioni ed è la ragione per la quale servono interventi strutturali per poter garantire loro una piena emancipazione. Eppure, anche se guardiamo ai 3 milioni di contratti nuovi che hanno coinvolto i giovani fino a 29 anni, il 79% è un contratto precario. C’è poi il tema del reddito adeguato. Dai nostri studi, negli ultimi anni, più di un lavoratore under 35 su quattro ha percepito una retribuzione annua inferiore a 5.000 euro con una retribuzione media che, ancora oggi, per un giovane nel privato è pari a 15 mila euro, con evidenti disparità di genere e territoriali",

"In questo giorno dedicato ai lavoratori, pertanto, chiediamo -conclude la presidente del Consiglio nazionale dei giovani- un rinnovato impegno a garantire occupazione di qualità per milioni di giovani, con strategie mirate che includano incentivi per contratti stabili e dignitosi, supporto alla formazione professionale, accesso eguale alle opportunità di lavoro tra generazioni, generi, a Nord come a Sud del nostro Paese. È una questione di giustizia sociale che richiede un intervento deciso e immediato".

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