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Cresce il turismo lento

Affascina 1 italiano su 4, borghi, natura ed enogastronomia. Anche ferrovie panoramiche e treni storici, cammini e cicloturismo

Fonte immagine: pixabay
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Alla scoperta di un'Italia diversa, fuori dai grandi circuiti turistici. ed è così che 1 italiano su 4 (24%) ha vissuto un'esperienza di turismo lento ed il 43% è interessato a vivere almeno un'esperienza di questo tipo in futuro.

Alla scoperta di un'Italia diversa, fuori dai grandi circuiti turistici. ed è così che 1 italiano su 4 (24%) ha vissuto un'esperienza di turismo lento ed il 43% è interessato a vivere almeno un'esperienza di questo tipo in futuro. Tra i tanti connazionali che scelgono di fare una vacanza 'slow' ben il 30% appartiene alla Generazione X, ovvero i nati tra il 1960 e il 1980, affascinati soprattutto dai piccoli borghi con il 15% delle preferenze. A seguire si collocano esperienze di escursionismo naturalistico (6%) ed al terzo posto enogastronomiche (5%). Esperienze quindi molto diverse tra loro e delle quali l'Italia offre un ampio panorama. E' quanto emerge da una ricerca diffusa dal ministero del Turismo e dall'Enit, in occasione della presentazione alla stampa del 6° forum mondiale dell'enoturismo che si svolgerà dal 19 al 21 settembre ad Alba, in provincia di Cuneo.

Ma il turismo lento, che cattura soprattutto per il contatto con la natura e la ricerca di relax, prevede anche tra le varie formule ed itinerari come le ferrovie panoramiche e i treni storici, e poi i cammini, uno su tutti la Via Francigena. E ancora il cicloturismo che interessa 8 milioni di italiani e i luoghi della memoria, i percorsi religiosi nell'ambito del turismo religioso che rappresenta in Italia 1,5% dei flussi turistici per un totale di 5,6 milioni di presenze. Il turismo lento abbraccia anche i viaggi in camper o a cavallo.

Quanto all'enogastronomia si stima che il 39% degli italiani va in vacanza anche per gustare buon cibo e buon vino e che il 27% degli operatori turistici propone tour per scoprire le tradizioni del territorio calcolando che la cosiddetta 'Dop Economy' ha generato un valore di 16,6 miliardi nel 2020.

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