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Se Cina attacca Taiwan è emergenza per il Giappone

L'ex ministro nipponico Shinzo Abe dichiara che le politiche aggressive della Cina sull'isola di Taiwan susciterebbero la reazione di Giappone e Usa

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L'ex ministro nipponico Shinzo Abe dichiara che le politiche aggressive della Cina sull'isola di Taiwan susciterebbero la reazione di Giappone e Usa. 

"Un'emergenza per Taiwan è un'emergenza per il Giappone. In altre parole, è un'emergenza anche per l'alleanza Giappone-Usa. A Pechino, il presidente Xi Jinping in particolare, non dovrebbero mai avere difficoltà nel riconoscerlo". Ovvero, Stati Uniti e Giappone non potrebbero restare a guardare in caso di attacco della Cina a Taiwan e Pechino deve capirlo. Parole arrivate dall'ex premier giapponese Shinzo Abe, riportate dall'agenzia Kyodo, che hanno fatto infuriare il gigante asiatico, in un clima di tensioni con il Dragone risoluto sulla politica di "una sola Cina" e Xi che ha di recente ribadito l'obiettivo della "riunificazione" di Taiwan.

Secondo una risoluzione adottata durante il Plenum del Partito comunista cinese, "risolvere la questione di Taiwan e realizzare la riunificazione completa alla madrepatria è uno dei compiti storici incrollabili". E Shinzo Abe, intervenuto in collegamento da remoto durante un forum organizzato da un think tank di Taiwan, ha fatto riferimento alle isole Senkaku (Diaoyu per i cinesi), alle isole Sakishima e all'isola di Yonaguni sottolineando come si trovino a un centinaio di chilometri da Taiwan. Il Giappone ospita basi militari Usa e gli Stati Uniti sono impegnati formalmente a fornire all'isola i mezzi per la difesa, contrari - come ribadito dalla Casa Bianca dopo il recente colloquio tra Joe Biden e Xi - a "sforzi unilaterali" volti a "cambiare lo status quo" o intaccare "la pace e la stabilità nello Stretto di Taiwan".

La reazione di Pechino non si è fatta attendere. "Chiunque oserà tornare al militarismo e sfidare" la politica della Cina "verrà sconfitto", ha replicato la diplomazia cinese, come riporta il Global Times, esprimendo "forte disappunto" per le parole "irresponsabili" dell'ex premier giapponese, che si è dimesso lo scorso anno, ma resta una voce influente del Partito liberal democratico. Per Pechino, che annuncia proteste "tramite canali diplomatici", si tratta di una "violazione delle norme alla base delle relazioni internazionali" e "nessuno deve sottovalutare la forte determinazione e capacità" dei cinesi rispetto alla "salvaguardia della sovranità e dell'integrità territoriale".

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