Covid: atti autolesivi raddoppiati tra i minori
I dati sono il frutto di un’analisi del Centro Antiveleni di Pavia per AdnKronos
Un'analisi del Centro Antiveleni di Pavia per AdnKronos ha evidenziato che gli atti di autolesione nei minori di 18 anni sono praticamente rddoppiati dopo la pandemia.
È da quando è arrivata la pandemia che si parla dei danni collaterali dell’emergenza. Ma è quando i dati diventano evidenti che facciamo i conti con la realtà.
Carlo Locatelli, responsabile del Centro antiveleni e Centro nazionale di informazione tossicologica dell'Irccs Maugeri di Pavia, ha realizzato per AdnKronos un’analisi, mettendo a confronto i numeri degli episodi autolesivi tra i minorenni di più anni.
“Se nel 2014, 2015 e 2016, tra gennaio e aprile si viaggiava al ritmo di circa 48-50 intossicazioni a scopo autolesivo al mese negli adolescenti, nello stesso periodo del 2021 questo dato è salito a 86 casi mensili”.
La ricerca ha evidenziato che nella maggior parte dei casi (80%) i fattori scatenanti non sono evidenti, e in quattro casi su cinque ad essere protagonista è una ragazza. La maggioranza dei casi avviene tra i 15 e i 18 anni, e il dato va gradualmente a scendere con l’abbassarsi dell’età.
Il 75% degli episodi avvengono attraverso l’abuso di farmaci come benzodiazepine, neurodepressori e paracetamolo, che possono causare complicanze, anche gravi, se il ragazzo o la ragazza non ne ammette l’assunzione.
Carlo Fraticelli, direttore del Dipartimento Salute mentale e Dipendenze dell'Asst Lariana, conferma che “La problematica è aumentata”, rilevando che "Nei Pronto soccorso arrivano ragazzini che presentano sintomi psicopatologici o che hanno commesso dei gesti autolesivi.” L’aumento è da ricollegarsi alla situazione di chiusure e restrizioni, che ha portato i ragazzi alla noia e probabilmente ad avere troppo tempo per fare i conti con i propri mostri. A tutto ciò si aggiunge la paura per il contagio dei propri familiari o la perdita di un parente stretto.
“La frustrazione e la noia legate all'essere costretti a casa senza sapere che fare, la carenza di contatto faccia a faccia con amici, compagni e insegnanti, l'informazione che non è sempre stata adeguata, situazioni di spazio limitato, perdite economiche e finanziarie delle famiglie. La Dad è stata un vulnus" conclude Fraticelli.
Un dato che andrà analizzato, come andrà analizzata la ferita che a lungo termine hanno lasciato due anni tragici a tutti i ragazzi, in tutto il mondo. Le problematiche che in un primo momento sono state relegate in secondo piano rischiano di tornare, nei prossimi anni, a chiedere il conto.