Sostenibilità nel processo di produzione del cemento per il 2050
Oggi l’industria del cemento è eccessivamente energivora ma ci sono studi in corso per abbassare i livelli
In un discorso globale di ecosostenibilità, per rallentare i processi di degrado climatico del pianeta, anche l’industria del cemento deve fare la sua parte sforzandosi di intraprendere nuovi processi di produzione capaci di sganciarsi dal grande assorbimento di combustibili fossili richiesti oggi nella produzione.
Anche l’industria del cemento, chiave di volta fondamentale dell’intero comparto edilizio, deve puntare a diventare eco sostenibile. Si tratta di un obiettivo oggi assai lontano ma che dovrà essere centrato entro il 2050 imprimendo al settore un ammodernamento che sa quasi di rivoluzione. Il Coordinatore della Commissione Tecnologie e Prodotto di Federbeton, la federazione dei produttori di cemento, ovvero l’ingegner Fabrizio Pedetta, ha così sintetizzato le dinamiche del comparto cementizio italiano con uno scritto inserito nella recente pubblicazione Enea dedicata proprio al cemento.
Pedetta nota: “L’industria del cemento è tra quelle più energivore dell’intero comparto manifatturiero. Il processo di trasformazione della materia prima in prodotto finito richiede notevoli quantità di energia, termica ed elettrica che rappresentano, di fatto, la parte preponderante dei costi variabili di produzione.
Da sempre l’attenzione all’efficienza energetica è stata una necessità vitale per questo settore, con importanti investimenti in ricerca e sviluppo in tecnologia e processo. Si è così generato un approccio culturale che fonde sostenibilità economica e ambientale, che diventano obiettivi convergenti di un’unica strategia -continua-. In tale contesto, le diagnosi energetiche analizzate da Enea forniscono una preziosa occasione per effettuare una attenta analisi del livello di consumi energetici nei siti produttivi, rapportandoli ai benchmark di riferimento elaborati dalla stessa Enea”.
Nel prosieguo il cooordinatore di Commissione Federbeton esplica: “Oggi un ulteriore argomento di grande interesse è rappresentato dalla necessità di ridurre l’emissione dei gas climalteranti legati ai processi produttivi. In questo senso il settore cemento deve affrontare una duplice sfida in quanto alle emissioni di CO2 derivanti dalle necessità energetiche si sommano quelle derivanti dal processo di calcinazione delle materie prime. Per traguardare la neutralità carbonica entro il 2050, come previsto dal Green Deal europeo, il settore cemento ha elaborato una propria strategia di decarbonizzazione. Le iniziative previste nel medio termine si basano sia sullo sviluppo di prodotti con una minore impronta carbonica, che sulle attività di ricerca, con importanti progetti su tecnologie breakthrough per la cattura e il riutilizzo della CO2. Queste soluzioni, sulle quali il settore sta investendo, non hanno ancora applicazione su scala industriale, ma avranno sicuramente un ruolo centrale nel prossimo futuro. Per quanto concerne le emissioni, esistono invece pratiche virtuose già ampiamente applicate in altri Paesi attenti ai temi ambientali, le quali mitigano sensibilmente l’impatto dovuto all’uso di combustibili fossili. L’industria italiana del cemento può contare su un sistema produttivo moderno già in grado, con limitati investimenti, di utilizzare combustibili solidi secondari (CSS) in luogo dei fossili, con una riduzione rilevante delle emissioni di CO2 da combustione, in virtù del contenuto di biomassa presente nei CSS”.