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Smaltimento rifiuti edili, mancano gli impianti specializzati

Nel Meridione d’Italia il problema è ancora più evidente. Occorre pensare a un’implementazione delle strutture

  • Un cantiere edile

Ora che l’edilizia abbraccia il concetto di rigenerazione, ovvero il recupero e la valorizzazione di volumetrie già esistenti, la questione dello smaltimento dei rifiuti edili diventa primaria. Impensabile però slegare la programmazione dalla disponibilità di impianti specializzati allo smaltimento. 

L’argomento dello smaltimento dei rifiuti prodotti da cantieri edili di costruzione e demolizione è sempre più centrale nel contesto di una progettazione edilizia moderna.

Quello che appare chiaro in Italia è che la mancanza degli impianti di smaltimento autorizzati costituisce il problema principale per poter programmare un percoso di smaltimento sostenibile.

La seconda considerazione è che il problema di carenza degli impianti nel Meridione del Belpaese è ancora più lampante.

Dal raffronto delle quantità di rifiuti da C&D smaltiti nelle diverse macroaree geografiche (Nord, Centro e Sud) emerge che nel 2019 al Sud vi è stato un incremento pari a circa il 52% di rifiuti smaltiti rispetto a quanto registrato nell’anno precedente di riferimento. Se si analizzano i soli rifiuti non pericolosi - che sono poi quelli più interessanti sotto il profilo del recupero - la percentuale sale addirittura al 54%. Questi valori sono ascrivibili fondamentalmente a due fattori, da un lato l’incremento nella produzione di rifiuti, che per il Sud è stato pari al 19% e dall’altro alla scarsità degli impianti di recupero previsti in quest'area geografica. Come è stato, infatti, evidenziato da Legambiente, nell’ambito dell’ultimo rapporto sulle cave, in Italia sono ancora molto pochi gli impianti per il recupero e soprattutto sono distribuiti in maniera molto disomogenea sul territorio nazionale.

Dalle stime presentate nell’ambito di un recente rapporto dell’Ance, l’Associazione Nazionale Costruttori Edili, in Italia risultano essere attivi i 2.000 ed i 3.000 impianti autorizzati, tra fissi e mobili. Le Regioni con maggiore presenza di impianti di riciclo inerti sono situate nel Centro-Nord: Lombardia, Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Veneto, Trentino e Toscana.

Di fronte a questo scenario, diventa ancora più urgente mettere in atto le politiche necessarie per favorire il recupero dei rifiuti, dando attuazione a quanto previsto nel Green Deal europeo, declinato a livello italiano nell’ambito del PNRR, ossia la transizione all’economia circolare.

In particolare, sono tre gli ambiti sui quali occorre intervenire in via prioritaria:

  • implementare la dotazione impiantistica dedicata al recupero dei rifiuti
  • delineare un sistema regolatorio stabile e certo
  • sviluppare una cultura del recupero. 

 

 

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