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L’intercapedine, delizia degli ambienti seminterrati ma anche possibile croce

Uno spessore ridotto può funzionare anche a vuoto, ma se aumenta serve coibentare

Fonte immagine: pixabay
  • parete con intercapedine

L'intercapedine oltre a fermare le infiltrazioni d'acqua può fungere da ottimo isolante termico ma essa deve essere realizzata a mestiere. 

Un bel rustico adibito a sala relax, magari seminterrato. Eccolo il sogno di molti ma prima di entrarci dentro e viverlo, bisogna realizzarlo. E anche se è già presente, bisogna assicurarsi la sua tenuta rispetto ad infiltrazioni esterne. Ecco quindi che bisogna pensare all’intercapedine.

L’intercapedine è uno spazio vuoto compreso tra due superfici vicine e parallele tra di loro, ovvero una sorta di corridoio, perimetrale esterno, per isolare l’ambiente. In particolar modo in edilizia rappresenta lo spazio vuoto esistente tra tamponatura esterna e tamponatura interna nelle pareti perimetrali di un edificio.

Resta il modo migliore per creare una barriera tesa ad impedire infiltrazioni d'acqua e che, al tempo spesso, garantisca una sorta di coibentazione dei muri perimetrali.

Le intercapedini, principalmente realizzate per impedire il passaggio di umidità all’interno dell’edificio in questione, prevedevano soprattutto agli inizi l’uso di uno spazio vuoto particolarmente limitato (pochi millimetri, non oltre comunque i 2-3 centimetri), ma con il passare del tempo si sprecano i casi di edifici dove al loro interno sono presenti intercapedini di spessore superiore (dai 5-6 centimetri, fino ad arrivare a 30 centimetri e oltre).

La funzione di coibentazione termica dell’intercapedine è assicurata meglio da spessori limitati, ovvero 2-3 centimetri perché, altrimenti, in presenza di spessori maggiori, si creano spostamenti d’aria che si verificano quando in uno spazio maggiore si generano squilibri termici sensibili tra parete esterna e parete interna.

In caso di spessori maggiori, infatti, gli stessi coibentatori ammettono che non solo non si ottiene isolamento termico, ma in presenza di intercapedini di 20-30 centimetri si possono generare dei moti convettivi con conseguenti dispersioni termiche anche importanti.

La soluzione, ovvia, è quindi quella di ridurre al minimo la presenza dei moti convettivi, e l’unico modo per farlo è eliminare la fonte che genera lo squilibrio, ovvero lo spazio vuoti all’interno dell’intercapedine.

Resta errato pensare di risolvere con il posizionamento di griglie che aumentano lo scambio e quindi alimentano i moti convettivi che si generano all’interno.

Il vuoto interno va quindi riempito con materiale isolante. A proposito di materiali isolanti di coibentazione, ne esistono sul mercato di svariati tipi con diverse caratteristiche e modalità di installazione. Ovviamente, in questo caso è consigliabile rivolgersi ad installatori o venditori esperti.

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