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Il Testo unico sulla sicurezza sul lavoro, tema sempre attuale

L’obiettivo della legge è appunto definire misure preventive e procedure chiare da adottare nei luoghi di lavoro per renderli più sicuri.

Fonte immagine: Pixabay
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Materia complessa e fondamentale, la scicurezza sul lavoro è un tema contemplato e aggiornato dal decreto legislativo n. 81 del 2008: l’obiettivo della legge è definire misure preventive e procedure chiare da adottare nei luoghi di lavoro per renderli più sicuri.

Il Testo Unico sulla Sicurezza Sul Lavoro o D.lgs. 81/08 è il documento che contiene tutta la disciplina sull’argomento, e si riferisce trasversalmente a ogni settore di attività. Per lavorare in un ambiente sicuro infatti, dove la salute dei lavoratori non sia a rischio, bisogna rispettare e far rispettare regole precise. L’obiettivo della legge è appunto definire misure preventive e procedure chiare da adottare nei luoghi di lavoro per renderli più sicuri. Tant’è vero che le aziende che non risultino in regola a seguito di controlli da parte degli organi di vigilanza, potranno subire sanzioni penali, pur non essendosi verificato ancora nessun infortunio o casi di malattia professionale. La norma e le novità introdotte dal D.Lgs. 106/2009 hanno poi accolto molti concetti già specificati all’interno della legge 626/1994, e cioè tutti quegli articoli che si basano sulla prevenzione del rischio in azienda e che di conseguenza implicano la partecipazione del datore di lavoro e dei lavoratori nell’adozione degli adempimenti e delle misure.

Nel corso degli anni la normativa si è inevitabilmente evoluta, riconoscendo e prevedendo nuove patologie che nascono in ambienti di lavoro che cambiano velocemente e che danno vita a nuove tipologie di rischi per la salute, come ad esempio le conseguenze del mobbing, andando così ad occuparsi non soltanto della tutela fisica del lavoratore, ma anche di quella psicologica e psicofisica. Pensiamo all’adeguamento, che ha fatto seguito ai fatti di Torino del 3 luglio 2017 in piazza San Carlo, dove accorsero migliaia di tifosi per assistere alla finale di Champions League sul maxischermo appositamente installato e si registrarono 3 morti e oltre 1.600 feriti a causa del comportamento di un gruppo di malviventi che utilizzavano spray urticante per aprirsi la strada dopo aver rubato oggetti di valore tra il pubblico scatenando il panico. Ecco, la norma si è appunto aggiornata pretendendo anche, tra i vari documenti richiesti e necessari ad ottenere i nulla osta del caso, la presentazione tecnica e particolareggiata di piani di emergenza nella gestione di ipotetici scenari di prevenzione del rischio.

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Quindi negli ultimi anni si sono mossi degli importanti passi in avanti nell’acquisizione complessiva della normativa e della sua ratio, ma i dati che l’INAIL ci fornisce rispetto all’andamento degli infortuni e dei decessi sul lavoro nel 2020, raccontano di quanto ancora ci si debba impegnare affinché si raggiungano percentuali adeguate ad un Paese civile industrializzato e moderno.

Parliamo infatti di una evoluzione culturale non più rinviabile. Come previsto dal Testo Unico, ovviamente il primo soggetto per la responsabilità di mantenere il luogo di lavoro sicuro è il datore di lavoro in quanto titolare del rapporto di lavoro e esercente i poteri decisionali e di spesa. Questo significa che è suo l’obbligo di adempiere all’iter procedurale indicato dalla legge, preoccupandosi di informare i lavoratori sui rischi ai quali sono esposti. È ovvio che questo aspetto negli anni è stato assorbito dai titolari come un onere cui ottemperare, ma ancora la sicurezza viene percepita più come un dovere che come un’opportunità.

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Se consideriamo infatti l’adeguamento agli standard indicati dalla legge come un costo perdiamo di vista quanto in termini puramente economici ma anche e soprattutto umani e sociali, la sicurezza sia un valore aggiunto sulla produttività e sul clima aziendale. Ma perché questo possa effettivamente tradursi in un circolo virtuoso, è necessario che anche il lavoratore entri nell’ottica di percepirsi quale soggetto attivo nella prevenzione dei rischi, assumendosi quotidianamente le sue corresponsabilità nel processo del rispetto delle norme e nell’abitudine ai comportamenti previsti. Spesso però quello che ancora manca in molti ambienti di lavoro è proprio la consapevolezza della reciproca responsabilità dei due soggetti interessati nell’assunzione degli obblighi per la sicurezza. Il lavoro in epoca di emergenza Covid è un esempio di questo approccio, dove ciascuno è stato fortemente chiamato a fare la sua parte, a collaborare al di là delle conseguenze legali, ma perché individualmente persuaso di quanto anche solo una distrazione apparentemente banale del singolo, potesse innescare una catena di conseguenze esponenziali sulla salute collettiva.

Ma che significa occuparsi di sicurezza oggi? Come abbiamo detto all’interno di un’azienda la prima figura incaricata di garantire la sicurezza sul lavoro e mantenere i livelli della stessa è il datore di lavoro, organizzando l’attività dell’impresa elimina materialmente i fattori di rischio (predisponendo macchinari, strumentazioni ed attrezzature idonee) per preservare la salute psicofisica dei lavoratori, ma anche organizzando l’obbligo formativo e informativo dei dipendenti e vigilando sul corretto comportamento degli stessi una volta addestrati. La valutazione dei rischi è infatti il primo step necessario a sistematizzare l’intero processo di safety, e si traduce in un vero e proprio documento, il DVR (Documento per la Valutazione dei Rischi), che rappresenta appunto un importante attestazione di tutte le misure di prevenzione e protezione che sono state adottate all’interno dell’azienda.

 

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